LA STORIA DI MARCO - 27 anni

La paura del giudizio degli altri

Finalmente era arrivata la mia occasione; dopo due anni trascorsi a soddisfare tutte le richieste del mio capo, di week end saltati all’ultimo per la sua mancanza di programmazione, di modifiche all’ultimo minuto prima dell’invio di una reportistica, avevo finalmente l’occasione di fare la mia prima presentazione pubblica.

Fobia sociale

Due settimane prima infatti il socio di maggioranza dello studio, incontrandomi in ascensore mi aveva detto “Marco, lei è qui da tre anni ma non ho mai avuto occasione di vedere un suo lavoro. A cosa sta lavorando ora?”. Mi sentiti avvampare, ma riuscii ugualmente a rispondere : “al progetto della nuova auto, sto seguendo la parte di web marketing”. Lui: “bene, molto interessante, conosco il cliente e mi piacerebbe che, tra due settimane, presentasse a me e al resto dello studio il lavoro che avrà fatto fino ad allora”.
Una parte di me era eccitata e piena di entusiasmo, l’altra era già entrata nel solito turbinio di pensieri negativi e ricordo che ripetevo a me stesso: “finalmente potrò far vedere quanto valgo”, ma subito dopo iniziavo a pensare: “non ce la farò mai, probabilmente avrà già cambiato idea dopo avermi visto arrossire in ascensore” e ancora “mi concederà questa chance solo perché l’ha già fatto con tutti”, “probabilmente si pentirà e cancellerà la presentazione”.
Pur avendo questi pensieri che rallentavano in modo persistente tutte le mie attività, decisi di impegnarmi per dare il meglio, perché questo significava che mi sarei affrancato dal mio capo e avrei potuto iniziare a lavorare su progetti più interessanti e gratificanti.
Decisi di imparare tutto a memoria perché sapevo che se avessi mostrato di essere ansioso gli altri avrebbero pensato che ero incompetente o se avessi  parlato in modo incomprensibile la gente avrebbe pensato che ero stupido. Dovevo apparire sempre intelligente e fluente nei discorsi e non  mostrarmi ansioso!
E finalmente arrivò il giorno della presentazione. Quella notte non avevo dormito affatto; il timore di poter commettere qualche errore, di arrossire e di cominciare a parlare troppo velocemente e in modo incomprensibile, mi preoccupava a tal punto da indurmi a ripetere a voce alta il mio discorso più volte.
Mentre mi avviavo verso la sala meeting pensavo: “mi agiterò e perderò il controllo. Tutti mi noteranno”. Mi sentivo così agitato che sicuramente avrei dato una brutta impressione di me.
“Cosa accadrà se diventerò ansioso?”La gente lo noterà e non mi considererà più seriamente. “,
Quando varcai la soglia e mi accorsi che metà delle persone erano già arrivate mi sentii avvampare ancora una volta, fui colto da un’ansia molto forte e pensai “oh no, sto sudando? Penseranno che non sono normale.” Mi sembrava di vedere l’immagine di goccioline di sudore intorno alla fronte a sopra al labbro e i capelli bagnati. Che spettacolo orribile!
Iniziai ad agitarmi e a non capire più dove fossi; ogni cosa intorno a me sembrava irreale. Mi sentivo le gambe deboli, il respiro affannoso, il cuore che batteva fortissimo e la mia testa avvolta da una nuvola che filtrava ogni suono. Riuscii a raggiungere il bagno, mi chiusi a chiave e il pensiero di aver rovinato tutto mi intristiva. Non riuscivo più a liberarmi dal pensiero che ero un incapace, non sarei mai riuscito a farcela da solo. Erano quasi le 10.00 e io ero chiuso in bagno, terrorizzato dalla paura di uscire e di ripresentarmi in quella sala dove avevo dato spettacolo!
Improvvisamente squillò il telefono, era la segretaria: “Paolo è tutta la mattina che la cerco, sono riuscita ad avvertire tutti ma non riuscivo a trovare lei;  il direttore è in ospedale perché la moglie ha avuto il bimbo con qualche giorno di anticipo, si scusa e mi prega di fissare nuovamente un altro momento per la presentazione”. Riuscii solo a dire : “ma quindi chi sono le persone nella sala C005?”, e lei rispose “Ho liberato la sala questa mattina alle 8.00, quando ho ricevuto la chiamata del direttore, non so, credo che siano alcuni fornitori dell’amministrazione che prima erano alla C004, la sala più piccola, e forse quando hanno saputo che si era liberata la stanza in cui lei avrebbe dovuto fare la sua presentazione, si sono trasferiti nella più confortevole C005”.
Ero talmente in ansia che non mi ero nemmeno reso conto che le persone che avevo visto quando sono entrato nella stanza non erano i miei colleghi, mi sentivo solo i loro occhi addosso ma, ora che ci penso, non li avevo nemmeno guardati, né salutati!
Avevo avuto un attacco di panico ed era stato terribile ma fortunatamente questo episodio non aveva precluso le mie possibilità di essere ritenuto affidabile dal direttore.
Chiamai un centro pubblico e fissai un appuntamento con uno psicologo per la valutazione. Dissi che avevo attacchi di panico e volevo risolverli. Mi sottoposi ad una lunga batteria di test e mi fu detto che ero idoneo al trattamento presso il centro. Era un trattamento di gruppo e ricordo che la psicologa continuava a ripetere che il nostro problema era il timore di avere un nuovo attacco di panico. Avevo come l’impressione che non parlasse di me.
Un amico mi diede i riferimenti di una psicologa-psicoterapeuta con cui lei aveva effettuato un percorso qualche anno prima, così decidi di chiamare.

La psicologa che incontrai e che effettuò il trattamento fu molto chiara fin dal primo colloquio; voleva capire come, perché e in quali situazioni si manifestava l’attacco di panico, anche se questo aspetto comportava un po’ di tempo in più. La fase diagnostica fu molto accurata. Anche il quel caso i test furono molti, ma mi venne restituita una lettura dei risultati e della diagnosi del mio problema; si trattava di fobia sociale con attacchi di panico.
Iniziai il percorso terapeutico e dopo due mesi affrontai la mia presentazione con il direttore. La terapia mi aveva preparato ad affrontare le situazioni e i contesti che prima mi preoccupavano e ottenni la promozione che avevo tanto desiderato. Ora continuo il mio percorso che terminerà tra qualche mese e sono felice di aver imparato a vedere me e gli altri in modo diverso!

 

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