LA STORIA DI EMMA - 37 anni

La paura di ammalarsi

Lavoro a tempo pieno come educatrice in una asilo nido. L’ansia per la salute fisica sembrava essere iniziata dopo un raffreddore, in un periodo che coincideva anche con un grande stress sul lavoro (gli inserimenti dei bambini nuovi, la mancanza di risorse e i turni colleghe poco flessibili).


Ricordo che mi ero da poco ristabilita dal raffreddore, quando avevo iniziato a preoccuparmi per quella strana tosse che mi era rimasta. Avevo iniziato a notare un dolore al torace. Altre volte invece mi preoccupavo per una certa difficoltà a respirare.
Andai dal mio medico di famiglia che mi disse di non preoccuparmi. Tuttavia  i sintomi non migliorarono, e tornai dal medico di famiglia che mi prescrisse alcuni esami. Il medico mi rassicurò che gli esami andavano bene.
Quella rassicurazione mi alleviò per un po’ l’ansia aria e ricordo di essermi sentita bene per un paio di settimane; anche la tosse era sparita.
Poi improvvisamente  tornarono il dolore e le difficoltà a respirare e iniziai a preoccuparmi sempre di più, a cercare su internet i sintomi del tumore al polmone. La ricerca su internet mi faceva diventare più ansiosa: non potevo smettere di pensare al dolore al torace e alle difficoltà a respirare e passavo molto tempo preoccupandomi di avere un tumore.
Una sera mentre ascoltavo una trasmissione radiofonica sentii l’intervista di una signora che raccontava di come si era accorta di essere malata di tumore. Ogni sintomo corrispondeva perfettamente, quella tosse persistente, la difficoltà a respirare ed ebbi la sensazione che improvvisamente questi sintomi si amplificassero. Senti una forte oppressione al torace, iniziò a mancarmi il respiro e avevo la sensazione di svenire. Ricordo che pensai “ecco si è aggravato e io non ho fatto nulla per prevenirlo”. In realtà ora si riconosco che si trattava di una attacco di panico.
Ricordo che iniziai ad evitare di leggere articoli che parlavono di tumori nelle riviste e spegnevo la televisione se sospettavo che la rubrica si occupasse di cancro.
Tornai  diverse volte dal dottore: a volte ne traevo un minimo di sollievo, ma, pochi giorni dopo la visita, i dubbi ritornavano. Iniziai a chiedere a mia figlia se credeva al fatto che avessi veramente un tumore al polmone. Controllavo molto da vicino tutti i miei sintomi. Mi sedevo o mi mettevo a letto ogni volta che notavo un dolore o una difficoltà nel respiro. Smisi anche di fare esercizio fisico ed uscivo sempre meno.
La mia vita ruotava intorno ai sintomi della malattia; ero convinta di avere un tumore ed ero spaventata all’idea che quest’ipotesi fosse confermata.
Nel corso dell’ennesima visita dal medico mi propose di consultare un professionista esperto in psicoterapia cognitivo comportamentale e, anche se rimanevo fermamente convinta che il mio problema fosse fisico e non psicologico, accettai di effettuare almeno il primo colloquio.
Fui molto sorpresa dalle parole della psicologa; non aveva l’atteggiamento di chi credeva che io mi inventassi tutto come il medico o come i miei familiari. Per loro ero solo ipocondriaca! Mi disse che forse avevo ragione, ma che avremmo dovuto insieme cercare di capire quali fossero gli elementi a sostegno della mia preoccupazione di essere malata. Mi sentii subito accolta senza pregiudizi e questo mi aiutò a stabilire insieme a lei un numero massimo di visite a cui potevo sottopormi.
Non è stato un percorso facile, ma senza dubbio non ne sarei uscita senza l’aiuto del mio medico e della psicoterapueta che hanno lavorato insieme per sostenermi.
Ora sto meglio e la psicoterapia mi ha aiutato non solo nell’abbassare la mia preoccupazione per la salute ma anche nel capire le ragioni di tanti miei comportamenti che a volte mi causavano malessere e tristezza.

 

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